17 Ottobre 2019
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Le credenze popolari suggeriscono che, a differenza del vino, l’olio d’oliva peggiori invecchiando e che, di conseguenza, sia meglio consumarlo entro la stessa annata di produzione. I composti fenolici, altamente antiossidanti, contenuti al suo interno lo proteggono dall’irrancidimento ma tendono a perdere efficacia col trascorrere del tempo.
La vita media di un olio evo, generalmente, non è lunghissima: è preferibile consumarlo entro 12, massimo 18 mesi dalla sua estrazione. Questo fattore, però, non deve trarre in inganno, poiché c’è differenza tra “scadenza” e “termine minimo di conservazione”: alcuni prodotti scadono perché deperibili, quindi devono essere necessariamente consumati entro una certa data in modo da non deteriorarsi causando danni alla salute; altri prodotti, invece, sono da consumarsi preferibilmente entro una certa data perchè, se correttamente conservati, mantengono inalterate le loro proprietà, ma possono essere consumati anche successivamente senza causare malesseri.
Nello specifico, l’olio rientra nella seconda categoria, in quanto non ha una vera e propria scadenza, ma una data entro la quale è consigliabile effettuarne il consumo.
Ma da cosa dipende la degradazione dell’olio?
Sicuramente dalla sua conservazione, ma anche dalla presenza al suo interno di sostanze antiossidanti e di composti fenolici. Questi ultimi, inoltre, dipendono dalla varietà dalla quale si estrae l’olio e incidono sulla lunga conservazione. Può capitare, infatti, di assaggiare oli ancora gustosi anche a distanza di anni dalla loro estrazione e oli, al contrario, già irranciditi dopo soli pochi mesi. Questo dipende, appunto, dalla presenza di antiossidanti, tipici di oli più amari e piccanti ma anche più longevi rispetto ad oli più dolci ma scarsamente dotati di fenoli. A fronte di questo, su ogni confezione si troverà sempre una data entro la quale è consigliabile consumare il prodotto, ma solo per scrupolo e responsabilità del confezionatore che, in questo modo, indicherà il periodo indicato durante il quale l’olio manterrà intatte le caratteristiche chimiche ed organolettiche. Per i più precisi, in ogni caso, si suggerisce di finire il contenuto delle bottiglie entro e non oltre i 18 mesi dall’estrazione. Sgarrando di qualche mese non si finirà di certo al pronto soccorso, ma l’anno di conservazione è affidabile per presentare un olio gustoso, sano, equilibrato e dalle spiccate proprietà benefiche.Come riutilizzarlo
Le alternative per sfruttare l’olio invecchiato non mancano; abbiamo indicato più modi di utilizzarlo per creare del sapone fatto in casa, ad esempio, ma può essere applicato anche sulla pelle essendo estremamente idratante. Secondo questo principio, infatti, è adatto anche per l’uso sui capelli: una maschera a base di olio di oliva nutre la chioma e unge solo sul momento perché dopo il tempo di posa, va risciacquata per proseguire con lo shampoo. Non solo per la cura della persona; l’olio di oliva scaduto è un alleato nelle pulizie di casa e nella manutenzione di legno, rame e acciaio inox. Lucida tutti e tre i materiali e lubrifica anche diversi prodotti, come gli attrezzi da giardino. O ancora, lo avete mai provato sulle scarpe? Ultimo consiglio: qualche goccia di olio su del cotone può risolvere un problema fastidiosissimo, quello di porte e/o finestre che cigolano. Provare per credere!ESAURITO
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